Logo Rebis dott.ssa Daniela Umiliata
Psicologa Psicoterapeuta
Psicodrammatista Junghiana
 





 
SIMBOLI, MITI E RITI

Il seminario è strutturato attraverso tre giornate di lezione teorica e ideato come un percorso didattico che si articola in più tappe, proponendosi di esplorare la dimensione simbolica attraverso le sue molteplici manifestazioni, dai sogni del singolo individuo ai miti dei popoli.
La prima tappa parte da Carl G. Jung che con la propria opera ha in modo sostanziale contribuito alla ricerca, allo studio e all’approfondimento della dimensione simbolica e dei mondi ad essa correlati. Il lavoro di questa giornata si propone di introdurre alcuni fondamenti della Psicologia Analitica Junghiana, soprattutto in riferimento alla concezione dei simboli e degli archetipi, di cui verranno presi in esame in particolare la Persona, l’Ombra, l’Anima e l’Animus, il Sé. Verranno poi illustrati modelli di archetipi che compaiono nell’antica mitologia, nelle leggende popolari e nei riti, approcciando la lettura del mito e del rito con uno sguardo più ampio volto a comprendere ciò che gli esseri umani hanno in comune da sempre. A partire dal pensiero junghiano sarà preso in esame il rapporto dell’uomo con i suoi simboli, intrecciando anche l’approccio psicosomatico ed i linguaggi delle arti visive, musicali, corporee.

La seconda tappa vuole esaminare l’evoluzione del pensiero junghiano dedicandosi ad uno dei più importanti contributi alla psicologia analitica dopo l’opera di Jung, i lavori di Erich Neumann. “Neumann è riuscito a delineare per la prima volta una storia dello sviluppo della coscienza e a rappresentare il corpo dei miti come una fenomenologia di tale evoluzione” afferma lo stesso Jung. L’opera di Neumann inizia là dove Jung era arrivato. Essa consiste non solo in un’ampia documentazione di materiale mitologico e delle sue equivalenze psicologiche, ma fonda una vera e propria teoria evolutiva della coscienza in cui la storia dello sviluppo psichico individuale coincide con la storia dello sviluppo psichico collettivo dell’umanità, poiché percorrono entrambe comuni stadi archetipici. Durante il seminario saranno illustrati questi stadi e le relative immagini simbolico-mitologiche che segnano nel profondo le tappe di un cammino esistenziale.

La terza tappa è dedicata al lavoro di James Hillman, psicologo analista junghiano, particolarmente attento al concetto di anima ed agli archetipi. Egli definirà infatti la sua psicologia come psicologia archetipica. Hillman preferisce il termine archetipico a quello analitico per due ragioni: perché riflette la teoria degli ultimi lavori di Jung e perché archetipico appartiene a tutte le culture e non solo al campo professionale delle terapie moderne. Proprio sugli archetipi Hillman fonda tutta la sua psicologia, definendoli: “i modelli più profondi del funzionamento psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo”. Per Hillman il processo di individuazione non si sviluppa nel tempo, secondo tappe consequenziali, ma è condensato in ogni momento della vita di un individuo. Hillman è un politeista, per lui siamo mossi da archetipi, che sono presenti in ogni momento. Durante la giornata saranno approfondite in particolare alcune figure archetipiche (come ad esempio il Puer, il Senex) per poter riconoscere i miti che ci agiscono e che si incontrano sia nell’esperienza del singolo, sia nelle opinioni collettive.